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La moglie ingenua e il marito malato
Un globo cereo appeso sotto la pensilina si accese quando uno dei rapitori suonò il campanello.

Nel vestibolo c'era un gran silenzio e una quiete triste.

Rune fu introdotto in un salottino e lasciato qui ad aspettare. C'era un'inferriata alla finestra e le porte erano chiuse. Il professore rabbrividì. Chi poteva scoprire la sua prigione in quel bosco? Gli parve d'udire un bisbiglio fuori della finestra. S'accostò all'inferriata. Qualcuno da una finestra parlava a un invisibile interlocutore affacciato a un'altra finestra. Una voce strana diceva:

"Ho rimesso la sveglia per destarmi alle quattro del mattino e pigliare il sonnifero. Per favore, chiamatemi anche voi perch´ ho un sonno durissimo e temo di non destarmi per prendere il sonnifero ".

"Io", disse una voce stridula, "passo la notte degustando il sonnifero".

"A me invece non riesce di prendere il sonnifero per dormire. Perch´ la sera ho un tale sonno che non ho nemmeno la forza di prenderlo. Sere or sono lo preparai sul tavolino da notte, mi addormentai profondamente e soltanto l'indomani mattina mi accorsi che m'ero dimenticato di prenderlo".

"Io la notte non posso dormire".

"Perch´?"

"Perch´ ogni mezz'ora debbo svegliarmi". "E perch´ dovete svegliarvi?"

"Perch´ debbo prendere il sonnifero".
"E perch´ dovete prendere il sonnifero ?" "Pèrch´ non posso dormire".

"Eperch´ non potete dormire?"

"Perch´ ogni mezz'ora debbo svegliarmi". "E perch´ dovete svegliarvi?"

"Perch´ debbo prendere il sonnifero".

"E perch´ dovete prendere il sonnifero?"

"Perch´..."

Le domande e le risposte ricominciavano sempre daccapo all'infinito. C'era in esse e nelle due voci un che di triste che stringeva il cuore. Intorno s'udiva il respiro profondo del bosco addormentato, tenebroso. Il professore si ritirò dalla finestra penosamente impressionato. Dalla stanza accanto gli parve venisse una voce. Appoggiò l'orecchio alla porta di comunicazione e udì qualcuno che picchiava alla parete gridando in tono allegro:

"Ottimo amico mio". S'udì una voce lontana che certo veniva dalla stanza oltre la parete opposta e che disse seccamente:

"Volete lasciarmi dormire a quest'ora di notte?"

"Ho una cosa della massima importanza da dirvi", gridò la voce allegra. "Affacciatevi alla finestra in berretto da notte e pigiama".

"Vi ascolto dal letto", disse la voce fioca, "ma parlate piano. Sveglierete tutti. Che c'è?"

"Arrivo in questo momento dalla Russia".

"Che dite mai? Impressioni?"

"Ho parlato con Stalin".

"Ma no".

"Ve lo assicuro".

"Bene, signore, debbo dirvi una cosa che vi toglierà qualche illusione".

"Sentiamo".

"Voi non avete parlato affatto con Stalin. Nessuno parla con Stalin perch´ Stalin ha paura degli attentati".

"Quanto siete scemo. E con chi avrei parlato dunque? Ho o non ho gli occhi per riconoscere le persone?"

"Anima candida, tu hai parlato..."

"Leviamo di mezzo questo tu".

"Bene, voi avete parlato con colui col quale parlano quelli che credono di parlare con Stalin".

"Cioè, se non sono indiscreto?"

"Cioè, con un sosia di Stalin".

«Cosicch´ non rispondete piú? Siete lì a bocca aperta sotto il colpo ricevuto. Ah, ah, ah, povero ingenuo. Come me la rido! Egli credeva di aver parlato con Stalin e invece ha parlato con un sosia".

"Ebbene, che vuoi dire ?"

"Come, che vuoi dire ?"

"Ma sì, anch'io avevo mandato un nido sosia".

"Oh, cane, tutte le pensa. Nella sua astuzia è riuscito a ingannare il despota rosso".



Da: "La moglie ingenua e il marito malato"
1941 - Rizzoli

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