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Questa commedia di A. Campanile fu trasmessa alla Radio il 6 novembre 1960 e pubblicata in "Ridotto", rassegna mensile di Teatro nel numero 3 di marzo 1984
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VOCE MASCHILE CHE CANTA - (può; essere il disco della canzone)

Addio, sogni di gloria,
addio, castelli in aria!...
Guardo con sordo rancore la mia scrivania,
cerco scacciare ma invano la malinconia!
Addio, sogni di gioventù,
perché non ritornate più?...
ecc., ecc.


CAMPANILE - (urlando) - Basta! Silenzio! La finite, con questa canzone?

VOCE Di DONNA - Perché ti dà fastidio?

CAMPANILE - Sì. Cantate qualche altra cosa.

VOCE CHE CANTA c.s. - (prosegue in sordina) -

Addio, sogni di gloria,
addio, castelli in aria!...
Guardo con sordo rancore la mia scrivania...


CAMPANILE - E insiste!

CAMERIERA - Signor padrone, c'è una signora che desidera esser ricevuta da lei ma non vuol dirmi il nome.

CAMPANILE - Com'è? Bella? Bellissima. Allora falla passare.

CAMERIERA - Sempre così. Se fosse stata brutta: "Non sono in casa". (Forte) S'accomodi, signora.

(Squilli di tromba)

LA STORIA - Permesso? Buongiorno, signor Campanile

CAMPANILE - Buongiorno, signora. Ma con chi ho il piacere...?

STORIA - Permetta che mi presenti: io sono la Storia.

CAMPANILE - Oh, come si mantiene bene. Così antica, e sembra una giovinetta. Fresca come una rosa. .

STORIA - Le dirò;: io rinasco ogni giorno.

CAMPANILE - Beata lei. E, a che debbo il piacere della sua visita?

STORIA - Ecco, io vorrei che lei mi facesse l'autoritratto del suo lavoro.

CAMPANILE - Niente di più facile: le presenterò; un mio lavoro.
Ogni lavoro è il proprio autoritratto.

STORIA - Ma io vorrei che lei mi raccontasse anche il suo lavoro.

CAMPANILE - Ho capito. BÈ, s'accomodi. Questo equivale in parte a raccontare la mia vita, perché vita e lavoro si identificano.
Ma io cercherò; di lasciar fuori i casi privati. lo racconterò;, qua e là sentirà delle voci, dei canti. Sono le voci e i canti della mia vita. Senta, senta...

(MUSICA)

Quando son solo
e mi rigiro nel mio letticciuolo,
tanti pensieri tristi,
tanti pensieri allegri,
mi vengono a trovare.

Si può;?
È la mia verde età.
Oh, ma favorisca, quale onore!
Permette?
Sera di tramontana
d' un' epoca molto lontana,
favole in cucina,
porte chiuse per le strade,
lampioni che s'accendono
e si spengono col vento e si riaccendono
da soli,
i portalettere e i vecchi cocchieri,
malinconia dei tempo che fu.

CORO - I portalettere e i vecchi cocchieri,
malinconia dei tempo che fu.

CAMPANILE - La prima vocazione che manifestai fu quella dell'oratore.

STORIA - Bravo.

CAMPANILE - Sì. M'hanno raccontato che, appena venuto al mondo, mi guardai intorno con curiosità e tacqui, come se pensassi. Ma per parecchio tempo non pronunziai sillaba, tanto che in casa temevano che fossi muto. Non piangevo nemmeno. E dovevano darmi sculaccioni ordinati dal medico, perché assumessi un contegno meno impassibile e piangessi, per rafforzare le corde vocali.

STORIA - Bella età, in cui piangere serve almeno a rafforzare le corde vocali.

CAMPANILE - Una sera fui portato alla finestra in braccio alla balia. Era una sera estiva di festa nazionale e la casa affacciava su una grande piazza tutta illuminata per l'occasione. Gli edifizi erano incoronati di fiammelle palpitanti che ne disegnavano le sagome su quel cielo trasparente e fiorito delle sere d'estate. Fiammelle erano sui davanzali e tutte vacillavano a un vento leggero e profumato, che gonfiava le bandiere e gli arazzi. Su un palco illuminato suonava con calma una banda, piano piano, coi piatti in sordina, che seguivano passo passo una musica lieve.

(Musica di banda che suona quasi in sordina accompagnando un coro di voci )

CORO - (cantando) - Tutte le bande in piazza io lascerò;,
suonano verso sera tutte per me,
suonano piano piano per dirmi che
tutte le bande in piazza io lascerò;
(Continua la banda in sottofondo)

CAMPANILE - La folla in abiti chiari circolava lentamente, sorbiva gelati, conversava a braccetto in un brusìo carezzevole e sonoro. Alla vista di tutte queste cose, io, che dalla nascita non avevo ancora fatto udire la mia voce aprii la bocca e imprevedutamente feci: "Béé!..." La casa fu in rivoluzione. "Ha parlato, ha parlato!", si gridava al colmo dell'allegrezza e tutti accorrevano dalle varie stanze, manco avessi fatto chi sa che discorso. Ho dopo molti anni pronunziato conferenze in teatri affollati. perfino in America, con intervento di autorità, di ambasciatori. Ma non ho mai più avuto un simile trionfo con una sillaba sola e credo che con una sillaba sola nessuno al mondo l'abbia mai avuto. Quello fu uno dei più grandi successi oratorii che la storia possa annoverare.

STORIA - A proposito della sua nascita, ha da dire qualche altra cosa, alla storia?

CAMPANILE - Sulla mia nascita potrei parlare per nove mesi di seguito. Ho sentito dire che sono settimino, cioè nato dopo soli sette mesi di gestazione. Ai settimini una credenza popolare attribuisce una specie di seconda vista. lo ci tengo e talvolta ho dato a intendere d'esser nato con un anticipo tale che ancora non avevo le gambe. Sono giunto a descrivere l'emozione dei presenti quando, qualche mese dopo la mia nascita, si vide che cominciarono a spuntarmi le gambe. Ebbene, è arrivato il momento di dire la verità: sono nato con le gambe, signori. Non è vero che esse mi siano venute a una certa età. Le ho sempre avute. Smentisco quello che ho raccontato finora in private conversazioni. Abiuro. Le gambe le avevo fin dal primo giorno.

Campanile a 8 mesi


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