Giorgio Cavallini
Giorgio Cavallini, Estro inventivo e tecnica
narrativa di Achille Campanile, Bulzoni Ed., 2000; pp. 97.
Palazzeschi, come poi Carlo Bo, rivelava una caratteristica saliente della
scrittura di Campanile, ovvero la sua capacità di "sconcertare", spinta fino al
punto da interrogarsi sulla nascita di un nuovo genere letterario. Il saggio di
Giorgio Cavallini riconduce Campanile alla sua officina; ne spiega i
procedimenti e le alchimie.
Il metodo critico impiegato da Cavallini per studiare la tecnica campaniliana,
passandone in rassegna i procedimenti narrativi, che guarda (e fa guardare) al
loro funzionamento, ne preserva la collocazione nel corpo della pagina
romanzesca.
Campanile aveva compreso la dimensione totalizzante della televisione molto
prima che se ne parlasse correntemente. Alla lingua - e ai modi - della
televisione Campanile non si stanca di fare il verso, riproducendo frasi fatte
fino al punto di ottunderne il significato e comunque comunicarne uno,
vivissimo, tratto dall'insieme dei nonsense.
Le cose comuni sono inesauribili luoghi comici per il Campanile che non resiste
alla tentazione della divagazione, dell'inserimento di "piccoli saggi", "tocchi"
o "trapassi" (come ha scritto Alfredo Gargiulo a proposito delle prime prove
narrative di Campanile). La prosa di Campanile - come osserva Cavallini nel
paragrafo dedicato alla "varietà di registri stilistici" - conosce "improvvise
accensioni o effusioni liricheggianti subito smorzate", pause descrittive,
"momenti addirittura meditativi" (p. 69).
Altre volte Campanile gioca con la scrittura e con il mestiere dello scrivere,
"si diverte a svelare o smascherare la banale gratuità e mancanza di significato
di certi effetti narrativi" (p. 72), arrivando talvolta alla desacralizzazione
di alcuni consolidati cliché letterari (come, per esempio nella pagina dedicata
a Leopardi e al suo sabato del villaggio ne In campagna è un'altra cosa).
ne di alcuni consolidati cliché
letterari (come, per esempio nella pagina dedicata a
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