Se il ragno vacilla
di
Maria Luisa Altieri Biagii*
Se i critici letterari hanno trascurato Campanile, i lettori invece
(moltissimi, da Montale a Eco) lo hanno apprezzato; ma forse non
tutti si sono accorti che sotto il suo 'gioco' c'è un'informazione
linguistica solida, aggiornata, che individua l'«onnipotenza» della
lingua in rapporto ad altri sistemi di comunicazione. Nel racconto La
mestozia un giornalista e scrittore licenzia la sua segretaria perché fa
molti errori quando batte a macchina. Sotto le dita della ragazza un
bandito stanco e «inzaccherato», diventa «inzuccherato»; le gare
«nautiche» diventano «natiche» e attirano più di quelle
automobilistiche.
La segretaria licenziata viene subito assunta da uno scrittore (amico del primo) che
spera nell'inventiva della ragazza per avere successo. Lui le detta
un noioso romanzo storico dal titolo La caduta dì un regno ed ecco che,
sulla pagina bianca, fiorisce un titolo ben più raro e promettente: La
caduta di un ragno. E il pubblico segue con passione le varie fasi della
congiura contro il ragno, si emoziona quando i congiurati «affilano
nell'ombra le spade», trema quando «il ragno vacilla», partecipa
intensamente alla sua definitiva rovina.
Altrettanto fortunato
il romanzo seguente, che parla di «cozze felici». Lo scrittore aveva
dettato «nozze felici», ma la segretaria aveva originalmente
trasferito la felicità alle cozze: «Chi avrebbe potuto immaginare quei
molluschi felici?». Purtroppo la ragazza decide di iscriversi a un corso
di perfezionamento in dattilografia: «S'esercitò, pose attenzione nel
lavoro, diventò impeccabile. Fu il crollo». Così Campanile diverte il
lettore ma, al tempo stesso, lo invita a riflettere sulla caratteristica
fondamentale della lingua: quella di poter facilmente e illimitatamente
produrre unità linguistiche fomite di significato., ("parole", "frasi",
"periodi", ecc.) combinando in tutti i modi possibili quella manciata di
unità elementari prive di significato (poco più di 20!) che chiamiamo
"lettere dell'alfabeto" (nella lingua scritta) o "suoni" (nella lingua
parlata) e che i linguisti chiamano fonèmi. Basta sostituire un fonema
(nozze//cozze), o toglierlo, aggiungerlo (nauti-che//natiche), o
cambiargli posto in una serie (ragno//rogna) per ottenere parole sempre
diverse: le stesse di Dante o Manzoni, ma anche parole non ancora
esistenti, che potremmo attivare in futuro. Le riserve della lingua sono
inesauribili...
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